La storia di BitCoin

La storia dell'inventore di Bitcoin e della blockchain è una vera e propria leggenda...

La storia dell’inventore di Bitcoin e della blockchain è una vera e propria leggenda…

Per questo articolo devo un grazie particolare a Oscar Badoino, ed ai ragazzi di YoungPlatform ed alla loro accademia, su Cripto e blockchain , da cui ho preso a piene mani.

Oggi si parla tantissimo della blockchain (e se ti va di capire meglio l’argomento ecco QUI un articolo che lo spiega in modo semplice), questa tecnologia, in grado di mettere in discussione l’intero sistema monetario globale, venne lanciata nel 2009 dal leggendario inventore di Bitcoin. In verità nessuno sa esattamente chi ci sia davvero dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Ancora oggi infatti non si conosce la sua vera identità, e non si sa nemmeno se dietro al nome di fantasia, vi sia un unico individuo oppure un gruppo di informatici.

La storia

La storia di Satoshi ebbe inizio nel 2008, quando pubblicò online un documento intitolato “Bitcoin: un sistema di cassa elettronico peer-to-peer” nel quale dichiarava di aver creato un sistema di pagamento che non avesse bisogno di banche, capace di superare qualsiasi limite geografico e politico, immune all’inflazione e basato su un protocollo.

All’inizio del 2009, tramite una comunicazione avvenuta rigorosamente ed esclusivamente via e-mail su The Cryptography Mailing List nel sito metzdowd.com, Il software per Bitcoin venne rilasciato.

L’anonimato

Nonostante la sua popolarità fosse in costante aumento, Satoshi non si mostrò mai in pubblico, continuando a comunicare solo telematicamente, fino al 2011. Quando infatti la tecnologia iniziò ad attirare una maggiore attenzione, le e-mail si interruppero. Improvvisamente, Satoshi scomparve e non si fece più vivo.

Come si può ben immaginare, l’identità di questo misterioso programmatore, destò fin da subito ampia curiosità, ed è tuttora oggetto di ricerche. Secondo recente report, è possibile che Satoshi Nakamoto si trovasse a Londra mentre lavorava su Bitcoin (tra il 2008 e il 2010).

La ricerca dell’identità di Satoshi

L’autore del documento, è arrivato a questa conclusione esaminando diversi fattori, tra cui un’analisi dei *timestamp dei documenti pubblicati da Satoshi, il suo uso di termini colloquiali regionali e dello spelling delle parole, c’è inoltre il fatto che il titolo del Times citato nel genesis block, (e riportato anche in questo articolo), fosse apparso sulla sola versione cartacea inglese del giornale. Insomma la scoperta del volto, o dei volti nascosti dietro lo pseudonimo, rappresenta ancora un appassionante mister.

Il Nobel

Nessuna notizia di Satoshi si ebbe nemmeno 5 più tardi, quando venne proposto per la nomina al premio Nobel in Economia.

Da quando Satoshi smise di di contribuire al progetto, la maggior parte del codice open source è stato riscritto da un gruppo di programmatori le cui identità sono note.

Molto spesso, siamo tenuti a pensare che una tale innovazione sia arrivata improvvisamente, in verità è stata costruita sulle idee di tante persone per diversi decenni. Negli ambienti accademici e finanziari il software è considerato come un importante passo avanti nell’informatica che potrebbe (e di fatto lo sta facendo) rimodellare l’aspetto e il movimento del denaro. Banche di tutto il mondo come la Goldman Sachs stanno investendo enormi capitali per sperimentare l’adozione della tecnologia di Nakamoto.

L’importanza del Cypherpunk

Molti concetti dei centrali di Bitcoin sono stati sviluppati da una comunità online nota con il nome di Cypherpunk, un movimento nato verso la fine degli anni ’80. I suoi appartenenti avevano l’obiettivo di tutelare e migliorare la privacy di ciascun individuo attraverso l’utilizzo della crittografia. Agli inizi degli anni ’90, il movimento comunicava grazie ad una serie di mailing lists crittografate e sicure. Come parte della loro missione, essi volevano creare denaro digitale che fosse anonimo come il denaro fisico. 

I primi tentativi

Nel manifesto firmato da Eric Hughes del 3 marzo 1993 si legge: «Noi Cypherpunks siamo attivi nella costruzione di sistemi informatici anonimi grazie all’impiego della crittografia, affinché lo scambio di informazioni e di denaro resti riservato. Noi scriviamo i codici software e li divulghiamo gratuitamente affinché siano disponibili ed adottati dal maggior numero di persone».

Dagli anni ’90, nelle mailing list di Cypherpunk, cominciarono a circolare diversi esperimenti su varie forme di denaro digitale. Adam Back, un ricercatore britannico, creò hashcash che in seguito divenne una componente centrale di Bitcoin. Un altro, chiamato b money, è stato progettato da un ingegnere informatico di nome Wei Dai. Nel 1998 un certo Nick Szabo inviò il suo progetto di denaro digitale, chiamato bit gold, a un piccolo gruppo che stava ancora seguendo il progetto, tra cui il signor Dai e Hal Finney, che provò a creare una versione funzionante di bit gold.

Il concetto dietro bit gold era molto simile al Bitcoin: includeva un token digitale che era scarso, come l’oro, e che poteva essere inviato elettronicamente senza dover passare attraverso un’autorità centrale come una banca. Invece del dollaro Usa, o dell’euro Eu, il valore viene scambiato in una valuta digitale, chiamata Bitcoin. All’inizio, un Bitcoin valeva solo frazioni di un centesimo di dollaro. All’epoca, qualsiasi computer ordinario poteva risolvere ed estrarre Bitcoin e chiunque poteva ricevere e depositare la valuta nel proprio portafoglio digitale, wallet.

Blocco di Genesi

Il primo blocco di una catena blockchain è noto come Blocco di Genesi. Il blocco di genesi di Bitcoin ha scandito l’inizio di un’era. Creato il 3 gennaio 2009 alle 18:18, il suo hash è noto a tutti i partecipanti della rete come un punto di partenza, un cosiddetto “secure root” per tutti i successivi.  
Satoshi decise di enfatizzare questo evento storico iscrivendo un messaggio all’interno dell’unica transazione presente nel blocco:  

“The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”.

La frase si riferisce al già citato titolo di un articolo del Times del 3 gennaio 2009 che in italiano potremmo tradurre come “Il Cancelliere ipotizza un secondo salvataggio per le banche”. All’epoca si era infatti in piena crisi finanziaria e con questo commento l’anonimo creatore voleva probabilmente lasciare un segno nella Blockchain sulle motivazioni che lo avevano spinto a creare Bitcoin. La frase condensa la posizione antitetica di Bitcoin rispetto al sistema finanziario vigente, rappresentando al tempo stesso una sorta di manifesto che inaugura la nascita di una nuova politica monetaria.

La città slovena di Kranj ha recentemente inaugurato uno dei primi monumenti al mondo che onora le criptovalute e la tecnologia delle catene di blocco, come dimostrazione dell’apertura del paese alle nuove tecnologie.

*Il timestamp (o marca temporale) è un numero che esprime una grandezza temporale; più precisamente il timestamp corrisponde al numero di secondi trascorsi da una data convenzionale conosciuta come Unix Epoch (1 Gennaio 1970).